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Il racconto-testimonianza di un uomo in percorso al Cam Sardegna

(articolo a cura della giornalista Patrizia Canu, pubblicato su L’unione Sarda in data 19 marzo 2020, pg 44)

Un uomo si misura dalle tracce che lascia. Decisiva è la capacità di guardarsi dentro, di tenere lo sguardo sulla parte sporca; la forza di volersi risollevare diverso. E di non provare mai piu’ ad aver ragione di una donna a suon di botte. Questo è il racconto di un uomo seguito dal Centro Uomini Maltrattanti Sardegna.

Come si è rivolto al Centro? Passaparola? La sua compagna?

Mi sono rivolto al CAM dopo aver visto un servizio in un tg regionale, due anni fa. Da 10 anni avevo una relazione che negli ultimi 5 anni aveva assunto una connotazione che, prima del percorso, avrei definito burrascosa. La convivenza veniva interrotta per settimane, a volte mesi…Poi ci ritrovavamo, ma nonostante le buone intenzioni iniziali qualunque argomento diventava motivo di litigio. E i litigi erano sempre più violenti. A un mio silenzio prolungato poteva seguire una fragorosa manata sul tavolo, potevo rovesciare sedie, tavoli, divani. Scagliavo cellulare o telecomando contro il muro. Fino ad arrivare ad essere direttamente violento sulla mia compagna, in modo crescente. Inizi con una spinta che La mette a sedere sul letto, ed arrivando a metterle una mano alla gola. Mi erano capitate risse con altri uomini, al lavoro o per strada. Ma minimizzavo, era una cosa di cui poter parlare ridendo in uno spogliatoio maschile.
Con la mia compagna era diverso: sarei voluto essere un buon compagno, una persona forte che la difendesse e l’aiutasse nei momenti difficili. Ma non andava così.
Lei ha iniziato a dirmi che il mio comportamento non andava bene, allora attuavo tutta una serie di difese e contromisure per non ammettere ciò che facevo: se mi diceva che urlavo, rispondevo che era più interessata a come dicevo le cose che non a quello che le volevo dire; se piangendo mi chiedeva di non spaccare gli oggetti che l’accusavo di essere una materialista.

Quando si è reso conto di avere bisogno di aiuto?

Una sera sono diventato violento, ho iniziato a sbraitare, a rompere tutto ciò che trovavo. Lei era annichilita, ho visto la sua paura. Poi ha trovato la forza di battermi i pugni chiusi sul petto, senza violenza, mentre piangeva, come una richiesta di aiuto, come se volesse tirare fuori l’uomo di cui si era innamorata perché la difendesse. Ho provato vergogna, l’avrei voluta abbracciare, ma la violenza era troppo vicina e l’orgoglio mi ha bloccato. Si è spezzato qualcosa in me quella sera. Fortunatamente. Ho deciso di chiedere aiuto, troppo tardi per salvare la nostra relazione.

Che reazione ha avuto al primo colloquio?

Al primo colloquio individuale non sapevo cosa aspettarmi, nessuno sapeva che fossi violento con la mia compagna; avrei dovuto ammettere un aspetto di me che chi mi stava vicino ignorava ed era il mio momento di avere paura. Ho usato i meccanismi che avevo appreso nel corso del tempo, minimizzando ciò che avevo fatto, quindi una spinta diventava una spintarella e la responsabilità era comunque della mia compagna: se lei non avesse fatto la stronza io non l’avrei spinta.

Il momento piu’ difficile?

I primi incontri con gli altri uomini del gruppo son stati difficili. Non venivo giudicato ma era chiaro, attraverso il gioco di specchi che si crea, riconoscendo la violenza di altri uomini, che l’immagine di te che vedi è dolorosamente diversa dall’immagine di uomo che di te avevi. Capisci che le tue non sono esplosioni improvvise di rabbia, Ma un metodo rapido ed efficace per aver ragione, per ristabilire una gerarchia, per avere il potere. Potere che in realtà non hai, perché non hai nessun controllo delle tue azioni, non sei felice e la tua compagna sta impazzendo.

La conquista che ritiene piu’ grande?

Ogni gruppo a cui partecipi è una piccola conquista, una cosa in più che impari. A chi si avvicina al Cam direi di fidarsi, di aprirsi, di smettere prima possibile di raccontarsi bugie, perché gli uomini che ha attorno hanno avuto comportamenti violenti come lui e quelle bugie le riconosceranno. Poi di mettersi in gioco, di applicarsi, di sperimentare ciò di cui si parla nel gruppo, perché ci abbiamo messo una vita a diventare violenti e smontare certi meccanismi richiede fatica.

Rapporti con le donne? Sono cambiati?

Cerco di avere un rapporto sincero con le donne che frequento, evito le bugie che un tempo avrei detto per non aver problemi. Non impongo il mio punto di vista, lo metto sul piatto poi vediamo. Cerco di dare un nome alle emozioni che provo quando sono a disagio e cerco di comunicarlo, senza colpevolizzare chi ho di fronte. E questo provo a farlo con chiunque.

Quanto influisce la cultura nell’aggressività?

L’influenza culturale patriarcale è tangibile. La figura di un uomo di successo spesso è rappresentata con stereotipi di uomini che non comunicano il proprio disagio, non mostrano fragilità e devono possibilmente avere l’ultima parola. 

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